Ha ancora senso per le imprese investire nel territorio? Nonostante la crisi economica, la globalizzazione e la rivoluzione digitale, la risposta è sì. Secondo l’economista Marco Magnani il territorio può costituire per l’impresa addirittura un inatteso vantaggio competitivo.
Paradossalmente, l’impresa non deve fare filantropia, ma investire nel territorio per interesse, quasi per egoismo. Un egoismo lungimirante, perché solo così territorio e impresa crescono insieme in modo virtuoso e sostenibile. Ma è anche fondamentale che il territorio cambi pelle: in un mondo che si trasforma, deve offrire maggiori opportunità, attrarre capitale umano ed eccellenze, stimolare la collaborazione, valorizzare tradizioni ma anche recepire nuove tecnologie. Questa è la chiave per un “nuovo Rinascimento”.
Il territorio va oltre i confini geografici del luogo di origine dell’impresa o di quello fisico in cui produce. Comprende anche scuola e ricerca, ambiente e cultura, filiera e dipendenti, giovani e sport. Magnani indaga i fattori che determinano oggi il successo o il declino di un territorio e delle sue imprese; racconta vite di imprenditori e progetti visionari; illustra best practice raccolte nella provincia italiana e le confronta con l’esperienza delle multinazionali.
Si scopre così come Loro Piana riesca a salvare dall’estinzione la vicuña andina, per poi acquistare e importare in esclusiva la preziosa fibra. O come Zuegg, dall’Alto Adige, punti a trasformare il Sud Italia “nel più grande frutteto del mondo”. O ancora, come Illy e Lavazza investano nel caffè solidale. Le storie d’impresa sono tante: Dallara che, dal cuore dell’Appennino, fa innovazione puntando su scuola e formazione; Loccioni che, valorizzando ambiente e sostenibilità, acquisisce competenze e credibilità internazionali; L’Erbolario che, sostenendo le comunità locali, migliora la qualità del prodotto; e poi Elica, TBS, Tarros, Rubelli, Ricordi, Pedrollo, Bonotto, Cucinelli, Albini, Saclà, Strega, Amarelli, Lunelli, Antinori, Barilla, Davines, Riello, Technogym, Angelini, Zambon, Dompé.
Terra e buoi dei paesi tuoi dimostra che, nonostante i cambiamenti epocali, il rapporto con il territorio rimane uno dei cardini della competitività, per l’impresa e per il paese.
Marco Magnani, economista, vive da trent’anni fra Italia e Stati Uniti. È docente di International Economics e di Monetary and Financial Economics alla Luiss, fellow dell’Istituto Affari Internazionali e dal 2011 Senior Research fellow alla Harvard Kennedy School of Government.
Ha lavorato per vent’anni in banche d’investimento, in JP Morgan a New York e come dirigente di Mediobanca a Milano, ed è stato advisor di imprese americane, europee e asiatiche. Oggi fa parte di diversi comitati scientifici e consigli di amministrazione, come indipendente. È stato nominato Young Global Leader del World Economic Forum di Davos e ha fatto parte per tre mandati del Global Agenda Council of Finance & Capital.
Ha studiato economia generale all’Università di Roma “La Sapienza” e finanza alla Columbia University di New York. Ha frequentato corsi di public policy della Harvard Kennedy School, del Jackson Institute of Global Affairs di Yale University e della Lee Kuan Yew School of Public Policy di Singapore.
Collabora con “Il Sole 24 Ore” e “AffarInternazionali”. Ha pubblicato Creating Economic Growth (Palgrave Macmillan, 2015) e L’Onda Perfetta (Luiss University Press, 2020). Per Utet è autore di Sette anni di vacche sobrie (2014) e Terra e buoi dei paesi tuoi (2016).
Sito ufficiale dell’autore: http://www.magnanimarco.com/ Twitter: @marcomagnan1