Uno dei problemi filosofici che ha impegnato le migliori menti di ogni tempo è quello messo in scena dal V libro delle Discussioni tusculane di Cicerone. Il dilemma è questo: esiste un ritorno personale, in termini di piacere o di benessere interiore, nel compiere buone azioni? O ancora: coltivare le proprie doti migliori con atteggiamento disinteressato paga? Insomma, può farci felici la virtù? Secondo le più recenti scoperte delle neuroscienze e della psicologia la risposta è sì. Lo dimostrano gli effetti positivi delle attività di volontariato sull’umore, sul benessere e, a quanto sembra, persino sulla salute degli individui oggetto delle ricerche, cioè i volontari stessi. Ma come definire con esattezza la virtù, o meglio, lo spettro delle virtù che converrebbe coltivare?
Marco Tullio Cicerone (Arpino, 3 gennaio 106 a.C. – Formia, 7 dicembre 43 a.C.) è stato un avvocato, politico, scrittore e oratore romano.
Cicerone fu una delle figure più rilevanti di tutta l’antichità romana. La sua vastissima produzione letteraria, che va dalle orazioni politiche agli scritti di filosofia e retorica, oltre a offrire un prezioso ritratto della società romana negli ultimi travagliati anni della repubblica, rimase come esempio per tutti gli autori del I secolo a.C., tanto da poter essere considerata il modello della letteratura latina classica.