Nei settant’anni e 214 giorni del suo regno, Elisabetta II ha visto quindici primi ministri britannici, quattordici presidenti degli Stati Uniti, sette papi. Ha regnato nel complesso su 150 milioni di sudditi. Ha ricevuto quasi 4 milioni di lettere, posato per 590 ritratti ufficiali e nel 1981 durante una parata ha persino fronteggiato sei colpi di pistola – che per fortuna, come si sarebbe scoperto, erano a salve. Lì per lì, comunque, la regina non si scompose più di tanto, e quella sera a cena parlò solo del suo cavallo, che si era impennato per difenderla. Vittorio Sabadin racconta i molti capitoli di una vita straordinaria: gli incontri settimanali con i premier inglesi da Churchill a Thatcher, da Blair a Johnson; la storia d’amore con il principe Filippo, dal loro primo incontro, giovanissimi, fino all’ultimo saluto in piena pandemia da Covid-19 – la regina al funerale, seduta da sola sui banchi della St George’s Chapel; il rapporto complicato con il figlio Carlo e con i nipoti; le decine di scandali intorno alla famiglia reale e le vicende più delicate, prima fra tutte la tragica parabola di Diana. Elisabetta è un’icona che negli anni ha unito generazioni diverse, per le quali ha saputo essere, nei profondi cambiamenti attraversati dal suo regno, un motivo di continuità. Quando il 14 settembre 2022 la sua bara venne esposta a Westminster, la fila di persone arrivate per renderle omaggio non si interruppe per quattro giorni e arrivò a misurare 16 chilometri: era l’unica sovrana che la maggior parte dei britannici avesse avuto nella propria vita. Non solo, i suoi funerali vennero seguiti in diretta da quattro miliardi di persone, la metà degli abitanti della Terra. Eppure, il suo modo di intendere la monarchia come servizio e dovere appartiene a una regalità del passato di cui è stata di fatto l’ultima rappresentante. Quando il decano di Windsor le comunicò un giorno il suo desiderio di ritirarsi, rispose laconica: «Fa bene, io non posso». Nessuno, per quanti secoli possa ancora durare la monarchia britannica, sarà più come Elisabetta, l’ultima regina.
Vittorio Sabadin è stato corrispondente da Londra per “La Stampa”, giornale nel quale ha ricoperto per molti anni incarichi di vertice. Attualmente è collaboratore e editorialista del “Messaggero”. Studia da tempo la storia e le tradizioni britanniche, la musica di Mozart e l’impatto dei nuovi media digitali sui giornali di carta, tema sul quale ha scritto il libro L’ultima copia del New York Times (Donzelli, 2007). Da anni collabora con il Teatro Regio di Torino per ideare adattamenti di opere liriche destinati ai ragazzi delle scuole. Per Utet, oltre a Elisabetta, l’ultima regina ha pubblicato Diana, vita e destino (2017), La guerra di Windsor (2020) e Carlo III, la lunga attesa di un re (2022).