«Quella in cui viviamo è la vera e propria epoca della critica, a cui tutto deve venire sottoposto.»
Questa frase, tratta dalla prima prefazione alla Critica della ragion pura, fa intuire la portata rivoluzionaria della prospettiva inaugurata di Immanuel Kant. Il puntiglioso, abitudinario professore di Königsberg, affronta – nel secolo dei Lumi e di Newton – l’esigenza di una rifondazione radicale della cultura, muovendo dall’oscura consapevolezza della necessità di far confluire ragione ed esperienza, e arrivando a delimitare nitidamente il raggio d’azione dei vari saperi. Se il metodo della scienza, così fecondo di risultati, alimenta le speranze nel progresso conoscitivo dell’umanità, d’altra parte non è in grado di offrire risposte agli interrogativi più profondi e pressanti, come il problema del libero arbitrio, dell’immortalità dell’anima, di Dio. La Critica della ragion pura è il capolavoro filosofico che, più di ogni altro, porta avanti lo spirito e gli ideali dell’Illuminismo: necessario è mostrare i limiti della ragione, perché, credendo di possedere verità assolute, si rischia di cadere nel fanatismo; al contempo, bisogna far valere con forza i diritti della critica razionale, se si vuole evitare che gli uomini siano schiavi di autorità e istituzioni prive di fondamento.
«Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!»: l’impulso di questo motto percorre l’intera filosofia di Kant, qui esposta nei suoi principi fondamentali.