Nel mondo islamico la nozione di “santità” è molto diversa da quella della tradizione cristiana. Santo nell’Islam è colui che, senza nessun intervento da parte dell’autorità di una Chiesa, viene riconosciuto e venerato dai suoi confratelli e dai fedeli che ne ammirano le virtù morali, la carità, i detti memorabili. Santo è il “wali”, che nel Corano significa “amico”, “protetto” di Dio, uomo libero dal timore e dalla tristezza del peccato. “Santi” in questo senso preciso sono tutti i personaggi le cui vite pittoresche, esemplari, straordinarie sono state raccolte nel XVI secolo dal biografo egiziano Shaʿrāni e vengono ora riproposte in questo libro.
Il biografo Shaʿrāni non era solo un uomo colto e devoto, egli stesso un “wali” ancora venerato al Cairo secoli dopo la sua morte: Shaʿrāni era un vero maestro nell’arte di raccontare una vita, non limitandosi ad ammassare notizie e testimonianze, bensì muovendosi con attenzione, e grande talento narrativo, tra i poli apparentemente opposti dell’ortodossia e dell’originalità umana – della bizzarria, in certi casi – degli eroi di cui riferiva le virtù e i pensieri. Come quel compagno del Profeta che, pregando, si prosternava talmente a lungo «che i passerotti si posavano sulla sua schiena, prendendolo per un muro», tanto da guadagnarsi il soprannome di “Colomba della Moschea”. O come Umm Harun, la mistica che non si unse per vent’anni i capelli, eppure li aveva «più belli delle altre donne». Questa donna che campava solo di pane e passava tutte le notti in preghiera, incontrando un leone nel deserto, lo invitò a mangiarla, se poteva servirgli da alimento. Ma anche le bestie feroci sentono l’odore della santità, e il leone fece marcia indietro.