Dante. Opere minori
di Dante Alighieri
curato da Giorgio Bárberi Squarotti, Sergio Cecchini, Angelo Jacomuzzi, Maria Gabriella Stassi

Dante. Opere minori

Vita nuova. Rime. De vulgari eloquentia. Ecloge

«Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.» Così Beatrice entra nella storia della letteratura, con quel primo incontro all’inizio della Vita nuova che segna l’inizio sia dell’amore spirituale di Dante per lei sia del più grande viaggio letterario di sempre. È qui che entra in funzione il grande laboratorio della Divina Commedia, infatti, tra la prosa e i versi di questa geniale opera giovanile, a metà tra «libro della memoria» e scrittura letteraria.

E la fucina poetica continuerà a brillare nell’ottantina di componimenti raccolti successivamente nelle Rime, dove arriverà a misurarsi con i modelli della tradizione, superandoli: dalle rime d’ispirazione provenzale ai versi aspri e duri dedicati a «petra», donna sensuale ma crudele, passando per le rime comiche che anticipano lo stile basso dell’Inferno, Dante Alighieri si conferma uno dei più vivaci innovatori della poesia medievale.

È difficile però comprendere il profilo dell’intellettuale e politico fiorentino escludendo la produzione saggistica, tra cui spicca il De vulgari eloquentia, trattato senza paragoni nell’Europa del tempo: dialettologia, retorica, teologia e politica sono gli ingredienti di un’arguta riflessione sul linguaggio, scritta in quel latino “meno nobile” e “artificioso” che tuttavia ha il merito di iniziare Dante al mondo di Virgilio, da cui attinge sia l’epica sia la poesia pastorale, come rivelano le due Ecloge composte in età matura.

Se è vero, dunque, che il viaggio dantesco culmina tra i cieli del Paradiso, lì dove l’occhio umano si interrompe, bisogna guardare alle opere minori per comprendere come quel grande passo fu possibile, per capire come il suo pensiero abbia segnato indelebilmente la cultura non solo dell’Italia, ma dell’Europa.

«Nelle sue opere emerge forte l’innamoramento per Beatrice, fino a farne le fondamenta della sua vita interiore e di tutta la sua creazione poetica.» Alessandro Barbero

«Ci sono voluti due secoli di Provenza e uno di Toscana per sviluppare i mezzi del capolavoro di Dante.» Ezra Pound

«Leggere Dante è un dovere; rileggerlo è bisogno: sentirlo è presagio di grandezza.» Niccolò Tommaseo

«Dante fu un genio miserabile.» Alda Merini

GIORGIO BÁRBERI SQUAROTTI (1929-2017) è stato critico letterario, poeta e docente di Letteratura moderna e contemporanea all’Università di Torino. Dal 1971 ha diretto il Grande dizionario della lingua italiana edito dalla Utet, raccogliendo l’eredità di Salvatore Battaglia.

Sergio Cecchin ha insegnato Letteratura latina presso l’Università di Torino, rivolgendo i suoi studi in particolare al pensiero politico classico, alla storiografia e all’epica latina.

Angelo Jacomuzzi (1929-1995) ha insegnato Storia della critica letteraria all’Università di Torino e collaborato con le riviste “Sigma” e “Rivista di storia e letteratura religiosa”. È autore di importanti saggi critici su Petrarca, Foscolo e Montale.

Maria Gabriella Stassi, ricercatrice di Italianistica all’Università di Torino specializzata nel teatro italiano rinascimentale e barocco, ha curato le opere di Federico Della Valle edite da Utet (1995).


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