Quando Tim Parks riceve una mail dall’Università di Heidelberg, rimane colpito: vogliono invitare scrittori e filosofi a visitare i loro dipartimenti e intervistare i neurobiologi, gli psicologi e gli scienziati che ci lavorano, per «scoprire se “le scienze” possano gettare le basi per una “nuova metafisica”». Curioso, pensa Parks. Come può l’osservazione del mondo, pur con tutte le riflessioni e speculazioni del caso, condurre al perché dell’esistenza del mondo?
La domanda è interessante, perché presuppone che la scienza stia prendendo lo spazio un tempo occupato dalla filosofia, se non addirittura dalla religione. E così Parks accetta, abbandonando i propositi di un nuovo romanzo e approfittandone per addentrarsi ancora di più in un tema che da tempo lo ossessiona: che cos’è la coscienza, e come funziona davvero?
Molti filosofi e neuroscienziati credono infatti che l’esperienza sia chiusa ermeticamente nei nostri crani, una rappresentazione olografica e in fin dei conti inaffidabile della realtà esterna. Colori, odori, suoni, sensazioni, tutto avverrebbe solo nella nostra testa. Eppure, quando i neuroscienziati tracciano ciò che succede nel cervello, trovano solo miliardi di neuroni che si scambiano impulsi elettrici e rilasciano sostanze chimiche. Tutto qua?
Ma che cosa ho in testa racconta in presa diretta il viaggio in questo mondo di esperimenti complicati e stralunati (o metodici) professori, spesso fideisticamente certi dei loro dogmi e dell’oggettività del loro approccio. Nei suoi incontri, nelle interviste e nelle domande che pone, Tim Parks si prende allora il ruolo di un novello Candido, instillando dubbi da scrittore in queste implacabili macchine di tetragona razionalità.
Allo stesso tempo, però, in questi giorni di ricerca e confronto, ogni dialogo smuove in lui pensieri e cambia prospettive, al punto che la semplice esperienza di una colazione in albergo, di una passeggiata nel parco, di un risveglio silenzioso nell’aria umida dell’autunno diventa qualcosa di diverso, di completamente nuovo. Forse giunti all’ultima pagina non capiremo davvero che cosa sia la coscienza, ma il mondo ci apparirà più reale e vivo che mai.
scrittore e traduttore, ha studiato a Cambridge e Harvard e da anni risiede in Italia, dove insegna presso l’Università IULM di Milano. Collabora con diverse testate italiane, inglesi e americane, tra cui “Il Sole 24 Ore”, “The New Yorker”, “The Guardian” e “The New York Review of Books”. Ha tradotto in inglese, tra gli altri, Niccolò Machiavelli, Giacomo Leopardi, Alberto Moravia, Italo Calvino, Antonio Tabucchi e Roberto Calasso. Ha scritto numerosi romanzi e saggi; tra gli ultimi, ricordiamo La doppia vita del giudice Savage (Adelphi, 2005), Insegnaci la quiete (Mondadori, 2010), Il sesso è vietato (Bompiani, 2013), Romanzi pieni di vita (Laterza, 2014), Coincidenze (Bompiani, 2014), Di che cosa parliamo quando parliamo di libri (Utet, 2015) e In extremis (Bompiani, 2017).