Che cos’è la ricchezza? Che cosa determina le sorti economiche di un individuo, di un’impresa, di una nazione? Molte delle risposte formulate negli ultimi duecento anni, anche quelle tra loro più lontane e confliggenti, sono state espressione di scuole di pensiero scaturite in un modo o nell’altro dalla Ricchezza delle Nazioni. Testo fondante dell’economia politica moderna, intesa come scienza dell’analisi dei fatti economici – via via più formalizzata e autonoma rispetto ai sistemi filosofici -, il capolavoro di Adam Smith è anche considerato alla base del liberismo moderno, l’ideologia che considera il mercato come unico efficiente meccanismo di allocazione delle risorse, motore naturale dell’economia e garanzia del suo benessere. Smith, osservatore attento della Rivoluzione industriale, che stava prendendo piede in Gran Bretagna nella seconda metà del Settecento, è il primo e più importante interprete delle forze che in essa si
dispiegano; dal loro studio, egli ricava gli elementi fondamentali di una teoria economica capace di interpretare il nascente capitalismo; elementi che verranno mutuati, criticati, rielaborati da tutti i modelli proposti nei secoli successivi per spiegare l’economia, le scelte politiche, la società.
Filosofo ed economista scozzese (Kirkcaldy 1723 – Edimburgo 1790). Ritenuto il primo degli economisti classici, si formò inizialmente all’Università di Glasgow, dove entrò nel 1737 e seguì con particolare interesse i corsi di filosofia morale di F. Hutcheson. Dal 1748 al 1751 tenne conferenze pubbliche a Edimburgo sulla retorica e sulla letteratura inglese; nel 1751 divenne professore all’Università di Glasgow, prima di logica, poi di filosofia morale.
In Theory of moral sentiments (1759), Smith analizza le motivazioni dell’agire umano sulla base della sympathy, intesa come dato antropologico fondamentale, consistente nella capacità di condividere i sentimenti altrui. Essa permetterebbe al singolo di valutare le proprie azioni attraverso gli esiti che queste determinano sugli altri, oltre che su sé stesso.
In An inquiry into the nature and causes of the wealth of nations (1776), opera in 5 libri, Smith affronta, fra le altre, la questione dello sviluppo economico e della determinazione del valore di scambio