Nel gennaio del 49 a.C., di ritorno dalla campagna militare in Gallia, un proconsole romano ferma le sue truppe sulla riva sinistra del Rubicone, e, guardando verso sud, si prepara a prendere una decisione destinata a cambiare il corso della storia d’Italia, dell’Europa e dell’intero Mediterraneo. Il suo nome è Giulio Cesare, e Roma lo attende, spaventata e incerta se accoglierlo o affrontarlo, alla vigilia della guerra che porrà fine alla Repubblica, e getterà il seme da cui germoglierà l’Impero. Su questa immagine, si apre il poema de La guerra civile, scritto da Marco Anneo Lucano più d’un secolo più tardi, durante il regno di Nerone. Un’opera complessa, a metà strada tra storia e poesia, in cui la necessità di celebrare la dinastia Giulio-Claudia non impedisce all’autore di ripercorrere tutto l’orrore degli ultimi mesi della Repubblica. Con stile aspro e concitato, capace di raccontare i fasti e i trionfi, ma anche la tensione e la violenza di uomini e popoli, Lucano conduce il lettore in molti luoghi: dall’Italia, dove si consuma lo scontro tra Cesare, eroe nero, e Catone Uticense, ultimo baluardo del passato, fino all’Oriente, dove Pompeo, sfuggito all’avanzata del nemico, è tormentato da sogni, angosce e profezie infauste. La guerra civile è il capolavoro dell’epica dell’età imperiale romana: un poema storico, in cui gli dèi sono distanti, la magia è oscura e spaventosa e i protagonisti sono gli unici artefici delle proprie vittorie, delle proprie sconfitte, e dei propri sforzi per cambiare la direzione della storia.
Marco Anneo Lucano (Cordova, 3 novembre 39 – Roma, 30 aprile 65) è stato un poeta romano.