L’odissea dei prigionieri austro-ungarici nella Prima guerra mondiale
Luca Gorgolini
Nellottobre del 1915, le truppe tedesche e austroungariche da nord e le truppe bulgare da est attaccano e invadono la Serbia. Lesercito serbo tenta una fuga verso il principato fratello del Montenegro, verso lAlbania e verso il mare, trascinando al suo seguito decine di migliaia di civili, divenuti profughi, e di prigionieri austro-ungarici. Una marcia interminabile, estenuante, lungo le strade e i sentieri nevosi di montagna da Ni a Valona citta` nel frattempo finita sotto il controllo di un contingente militare italiano durante la quale trovano la morte un numero enorme di individui. I prigionieri austriaci sopravvissuti, circa 24.000, verranno presi in consegna dalle truppe italiane ed imbarcati alla volta dellItalia, destinazione Sardegna, isola dellAsinara. Tra questi, centinaia moriranno durante lattraversata, sfiniti nel fisico, colpiti dal colera e da altre malattie, che una volta giunti sullisola del Diavolo, causeranno in pochi giorni la morte di molte migliaia di uomini, vittime anche dellimpreparazione e dell’inadeguatezza manifestata dalle autorita` militari e sanitarie italiane, messe sotto pressione dal governo, fermamente intenzionato a non concedere ad altre nazioni la custodia di quegli uomini, soldati di un esercito divenuto da pochi mesi nemico. Prendeva cosi` forma uno dei piu` grandi campi di prigionia allestiti in Italia durante la Grande guerra. Una vicenda nota nei connotati generali, ma mai ricostruita e analizzata in modo puntuale se non attingendo alle memorie, a tratti largamente autocelebrative, del comandante del campo. Le testimonianze dei diversi protagonisti e degli attenti osservatori di quellodissea, vengono messe a confronto allo scopo di fare luce su una delle pagine piu` drammatiche della Prima guerra mondiale: dai corrispondenti di guerra italiani e stranieri, alle lettere e ai diari dei prigionieri superstiti; dalle memorie dei soldati e degli ufficiali italiani che facevano parte del corpo di spedizione in Albania, ai rapporti dei comandanti italiani e francesi chiamati a trasportare quella schiera di fantasmi da Valona allAsinara; dalle note quotidiane redatte dai sanitari e dai militari italiani in servizio sullisola sarda alle relazioni delle autorita` religiose in visita al capo di prigionia, fino alle cartelle cliniche e alla lettere dei prigionieri ricoverati presso lospedale psichiatrico di Sassari.
Luca Gorgolinie` assegnista di ricerca presso lUniversita` di Bologna. Membro della redazione di Storia e Futuro (www.storiaefuturo.com), collabora al progetto di ricerca Laboratorio di storia sociale Memoria del quotidiano (www.laboratoriodistoriasociale.eu). Tra le sue pubblicazioni: Emozioni di guerra (2008) e Capitani dimpresa (2010, curato con M. Costantini).