Ventuno persone che hanno visto la loro vita o quella di coloro che amano travolta dalla malattia. Ventuno racconti autobiografici che narrano con voci e sensibilità diverse il dolore, la sofferenza, la paura, ma anche il desiderio di riscatto, il coraggio, la voglia di dimostrare a se stessi e agli altri di potercela fare.La malattia è un evento che segna un prima e un dopo. Da qui in poi, lo sappiamo, niente sarà più lo stesso. A trasformarsi non è solo il corpo, infatti: il malato è costretto a cambiare abitudini, priorità e stile di vita, con il rischio costante di smarrire la propria identità. Come dice Umberto Galimberti nella sua prefazione, se mi ammalo, «io che prima vivevo per il mondo mi trovo improvvisamente a vivere per il mio corpo, mentre le cose del mondo a poco a poco svaniscono avvolte in una penombra che ogni giorno della malattia rende sempre più buia». Eppure, proprio quando le ombre si allungano, qualcosa succede dentro di noi: troviamo la forza di aggrapparci alla nostra umanità e a quella delle persone che ci circondano. Condividere ciò che sentiamo e viviamo è d’altra parte l’essenza dell’essere umani.
Queste ventuno storie vere sono state scelte da Scuola Holden – Storytelling&Performing Arts, insieme a un gruppo di esperti, tra le centinaia raccolte dal sito dell’iniziativa Viverla Tutta, che da anni promuove in Italia il valore della medicina narrativa e dello storytelling come vero ed essenziale strumento utile per sé e per gli altri nel percorso terapeutico. Per i medici, perché possano ascoltare davvero i propri pazienti, considerandoli persone e non corpi; per i malati e per chi li aiuta e sorregge, perché non si sentano più soli.
Da qui in poi non c’è cura possibile, senza la cura delle parole.
Dare ascolto e voce alle storie di malattia, ai loro protagonisti, per riconoscere a queste testimonianze di vita un valore sociale.
Questo è l’obiettivo con cui è nata, nel 2011, Viverla Tutta, Campagna di Comunicazione e Impegno Sociale, promossa da Pfizer.
La società di oggi è spesso abituata a trattare la malattia in modo prevalentemente oggettivo, come un insieme di sintomi, cause e rimedi. Più raramente è, invece, disposta ad accogliere anche il vissuto di chi ne è coinvolto direttamente e a riconoscerne il valore, in termini di condivisione con gli altri e all’interno della relazione medico-paziente, dove grazie all’impiego della medicina narrativa, l’ascolto si traduce in benefici nel percorso terapeutico.
Per questo motivo, Viverla Tutta ha voluto dare voce all’esperienza di malattia e al coraggio di affrontarla, raccogliendo in questi anni più di 4.000 storie, realizzando progetti editoriali e speciali per divulgarle e sostenendo l’impiego della medicina narrativa nel nostro Paese, in collaborazione con ospedali, medici e istituzioni.www.viverlatutta.it