Il grande merito di Galilei o di Newton non sta tanto o non solo nell’aver introdotto un nuovo metodo scientifico, quanto nell’aver saputo sfruttare la geometria e il calcolo delle flussioni, il telescopio e il piano inclinato per scoprire intere e inaspettate aree di fenomeni. Ma ci sono altri pregiudizi che ci impediscono di comprendere appieno lo sviluppo della fisica negli ultimi quattro secoli. Per molto tempo, per esempio, si è continuato a credere che i matematici e i fisici del Settecento e dell’Ottocento siano stati meri esecutori tecnici del «lascito meccanicista».
Al contrario, è proprio nel Settecento che ha avuto inizio una seconda e ancor più vasta rivoluzione che portò, nel secolo successivo, alla scoperta delle leggi della termodinamica e del carattere universale dell’interazione elettromagnetica, e pose le basi per la relatività e per le prime teorie dei quanti. Molti pregiudizi cadono se accettiamo, seguendo la ricostruzione storica di Enrico Bellone, di spostare lattenzione dalle «credenze» espresse dagli scienziati al loro operare quotidiano finalizzato a conoscere enti non linguistici, ma «reali» come le galassie, le molecole e i pianeti e a comprendere le leggi sottese allintero universo. Ne risulta un viaggio rigoroso e affascinante nella storia della scienza, caratterizzato da un’impostazione originale che tende a ricostruire la crescita del sapere in termini di evoluzione darwiniana della cultura umana: una evoluzione che non si regge su criteri metodologici fissati una volta per sempre e non tende a scopi prefissati, ma si sviluppa come una forma di adattamento della prassi scientifica rispetto a una natura di per sé indifferente ai bisogni o ai desideri dell’Homo sapiens.
Enrico Bellone è professore ordinario di Storia della scienza e della tecnica presso lUniversità degli Studi di Milano, ed è direttore delle riviste «Le Scienze» e «Mente&Cervello». Tra le sue opere ricordiamo Il mondo di carta (1976), I corpi e le cose.