Nel gennaio del 1878, il “Popular Science Monthly” di New York pubblicava l’opera più celebre di Charles Sanders Peirce, intitolata How to Make Our Ideas Clear: una vera pietra miliare nella storia del pensiero filosofico americano e della filosofia in genere, nonché l’atto di nascita del pragmatismo.
Di cosa parliamo quando affermiamo che un’idea è “chiara e distinta”? In base a quali significati possiamo esprimere un giudizio sulle nostre stesse certezze, o su ciò che riteniamo di non comprendere? Certe contraddizioni che scorgiamo nelle cose non saranno invece annidate nelle parole che usiamo per esprimerle? Al giovane filosofo (Peirce non aveva ancora compiuto quarant’anni nel 1878) sembrava che il pensiero, su questo argomenti così decisivi, sonnecchiasse da un paio di secoli: e ai suoi lettori dà l’idea di qualcuno che si impegni a ripulire e sgombrare dell’inutile una casa vetusta e fatiscente.
Il breve e limpido scritto Come rendere chiare le nostre idee, qui raccolto insieme ad altri saggi scelti, ci insegna come non cadere nelle trappole mentali che noi stessi tendiamo ai nostri danni. Senza dimenticare mai che «la nostra idea di qualcosa è l’idea dei suoi effetti sensibili», ovvero delle decisioni che da quell’idea prendiamo. E non esiste un migliore elogio della filosofia che quello di farne, come Peirce, una questione di vita o di morte.