Twitsofia
03.10.2015

Ludosoficamente pensando


Ludosoficamente pensando

di Clelia Giulia Pellegrino

(con @ludosofici alla scuola media Jacopo Barrozzi)

Ludosoficamente pensando. L’esperienza della filosofia presentata ai più piccoli

Se la parola “filosofia” fa spesso riemergere nella memoria lontani ricordi di astratte e spesso soporifere lezioni liceali e/o universitarie su questioni di “siderale” lontananza dalla vita quotidiana, perché dunque non proporre un laboratorio di filosofia a dei ragazzini di 11/12 anni? Con questa domanda, che si è presentata più come una “sfida contro i pregiudizi”, che non come una semplice “proposta di attività didattica”, decisi di presentare alle mie classi di prima e seconda media, i laboratori dei Ludosofici. Filosofia e gioco, attività pratica e condivisione, queste sono state le basi del laboratorio Ma io chi sono? Piacere mi presento, portato in classe e guidato da Ilaria Rodella, una dei due fondatori dei Ludosofici.

Per una volta pura spettatrice del lavoro svolto dai ragazzi, ho potuto vedere come la filosofia possa essere una reale esperienza di costruzione di sapere e non semplice trasmissione di concetti. Partire dal proprio io, dalle interrogazioni sulla propria identità, attraverso la mente semplice e allo stesso tempo complessa di ragazzini di 11/12 anni, riesce a far aprire le porte della vita quotidiana anche alle domande più profonde proposte dai grandi filosofi. I ragazzi vogliono sapere e conoscere chi sono e nell’età delle scuole medie la domanda sulla propria identità ha un forte sapore di incertezza e cambiamento: la riflessione sui diversi punti di vista e l’esplicitazione delle domande che cominciano a invadere i loro pensieri è quindi un terreno fertile per un primo incontro con la filosofia. Davanti all’autenticità delle domande dei miei alunni, gli astratti concetti filosofici di liceale memoria si trasformano in esperienza pragmatica e la filosofia riscopre il suo valore di ricerca attiva del sapere.

Questo primo incontro scolastico con la filosofia attraverso la ludosofia non “abbassa” il valore della ricerca filosofica, ma lo adatta alle esigenze dei ragazzi, che hanno bisogno non solo di parole, ma anche di materializzare e vedere il frutto delle proprie domande. Così, attraverso l’uso di materiali semplici, ricavati dalla quotidianità, si scopre che la propria identità ha a che fare con la prospettiva (propria e degli altri), ma anche con tutto il proprio sentire: i ragazzi ascoltano, toccano, provano, scelgono e si rendono conto che per rispondere alla domanda “chi sono?” si può anche ricorrere a dei semplici materiali, perché si è anche quello che si tocca e si sente. Durante il laboratorio i ragazzi giocano, guardano gli altri compagni, fanno domande e si rispondono creando il loro sapere, costruendo oggetti e condividendo impressioni, ragionamenti e dubbi con il resto della classe.

Terminato il laboratorio, grazie all’incontro “puro” con la filosofia, intesa come ricerca, interrogazione continua su se stessi e sul mondo, diversamente rispetto ad altre “normali lezioni”, i ragazzi sembrano aver acquisito una particolare e nuova modalità di approccio al sapere: la consapevolezza di poter non comprendere tutto. A scuola normalmente il “non sapere” è qualcosa di negativo, durante il laboratorio, invece, i ragazzi possono comprendere senza timore di sbagliare come la consapevolezza di non sapere sia proprio la molla del pensiero filosofico e, forse, possono capire meglio anche l’importanza dello sbagliare a scuola, come nella vita. Durante il laboratorio l’ora di lezione è un arsenale di idee espresse e messe in pratica, il fare filosofia prende vita e forma nell’attività dei ragazzi, che producono e costruiscono un proprio autoritratto: i ragazzi osservano i loro artefatti e capiscono che se li dovessero rifare sarebbero ogni volta sempre diversi. Attraverso la ludosofia, in loro si è acceso il primo germe del sentire filosofico, come in me, loro insegnante, si è ripresentata la bellezza dell’apertura al desiderio di sapere attraverso il continuo incontro con le domande dei miei allievi.

 

I Ludosofici questo weekend portano la filosofia bambina a spasso per Milano: ne parla il Corriere della Sera qui

L’idea qui è sbocciata: A spasso con Sofia, www.aspassoconsofia.it

 

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I Ludosofici, Ilaria Rodella e Francesco Mapelli, progettano esperienze artistico-filosofiche. Amano collaborare con i bambini perché pensano che i bambini siano molto più filosofi dei filosofi stessi. Lo pensano perché i bambini non si vergognano di fare domande. Fanno tante domande e spesso gli adulti non sanno dare una risposta. Anche i Ludosofici non danno risposte ma fanno nuove domande. Per cercare le risposte, mettono da parte le parole, e si fanno ispirare dall’arte, dalla musica, dai film, dalle stampanti 3D, dai colori, dalle foglie, dai palazzi, dalle fabbriche e dalle altre persone. Con i Ludosofici si pensa facendo, rendendo visibile l’invisibile. I Ludosofici hanno collaborato con prestigiosi musei (Mart di Trento e Rovereto, Mambo di Bologna, Museo Poldi Pezzoli di Milano, Museo di Scienza e della Tecnica) e con importanti festival (Festivaletteratura di Mantova, Festival della Mente di Sarzana) e hanno sviluppato originali percorsi progettuali anche con scuole, biblioteche, istituzioni pubbliche e private.  Hanno pubblicato Tu chi sei? per la Corraini Edizioni, 2014.