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31.03.2015

Filosofia per bambini: i primi #StatiGenerali...!


Filosofia per bambini: i primi #StatiGenerali...!

di Ilaria Rodella con Francesco Mapelli (Ludosofici, su Twitter: @Ludosofici)

Filosofia e bambini, due realtà molto più simili di quanto non si pensi: sfrontatezza, meraviglia e soprattutto un’inesauribile sete di conoscenza. Come il bambino, anche il filosofo, anche la filosofa, non si accontenta, vuole sempre di più: ogni risposta non è mai ovvia e, prendendo a prestito le parole usate da Achille Varzi per definire la filosofia, si potrebbe rispondere che esercizio comune a entrambi, bambino e filosofo, è prendere i punti esclamativi e, a colpi di scalpello, produrre quelle gobbe che lo trasformano in un bel punto di domanda.

Era l’ottobre del 1994 quando uscì in Italia Il mondo di Sofia dello scrittore svedese Jostein Gaarder (Longanesi). Il libro, che ha avuto un successo enorme, tradotto e distribuito in tutto il mondo, si pone a buon diritto come antesignano di un filone editoriale che continua ad avere un successo crescente, sollecitato da quell’inclinazione naturale del bambino a porsi di fronte al mondo e chiedere: «Perché?».

Tanto è il timore da parte di genitori e educatori nei confronti di questa domanda da trattarla al pari di una malattia tipica dell’infanzia che, come tale, deve essere sopportata con indulgenza e pazienza perché, tanto, prima o poi passa. All’interno della campagna Il diritto alla filosofia lanciata dal direttore del “Sole24–Domenica” Armando Massarenti, sostenuta con passione da Dorella Cianci, responsabile della rivista Amica Sofia, Remo Bodei scrive che questo è l’atteggiamento tipico del mondo adulto che, crescendo, perde l’inclinazione verso il sapere, spegnendo nel bambino l’interesse e l’inquietudine per le domande più semplici e fondamentali. L’adulto si imbarazza a porre tali domandi: le guarda dall’alto al basso, le tratta con sufficienza e, come se non bastasse, trasmette questo senso di vergogna, e ancor peggio di fastidio, anche al bambino incoraggiandolo, con un misto di indulgenza e di fermezza, ad abbandonare questa inclinazione che è invece fondamentale per l’apprendimento, perché consente al bambino di confrontarsi, prima, con l’esperienza sensibile e, poi, con quell’universo teoretico che fa da scheletro a qualsiasi indagine di carattere filosofico: chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato, perché io sono io e non un altro, perché un quadro è bello tanto da essere considerato un’opera d’arte, mentre un altro non lo è affatto…

Merito dell’americano Matthew Lipman è di aver conferito dignità al naturale bisogno di domandare insito nel bambino che, come un piccolo Socrate, domanda “che cos’è?” o, addirittura, molto heigeggerianamente, “perché c’è l’essere invece del nulla?” 
Il metodo, identificato dalla sigla P4C, si diffonde, a partire dagli anni ’70, in tutto il mondo, compresa l’Italia. Parte essenziale di questo metodo è il domandare: un domandare di cui, come dice il filosofo Carlo Sini, si conserva “l’incanto”. Un domandare non retorico, tale da precedere la risposta e non di seguirla: il percorso procede cioè in maniera contraria rispetto al modo normale di insegnare, in cui le risposte spesso precedono la domanda stessa. Punto centrale della P4C consiste, invece, nel conservare il domandare della filosofia nella sua dimensione più originaria e autentica, quella che ha a che fare con l’apertura di nuovi spazi di riflessione e con la costruzione ex-novo di percorsi di teorizzazione. Accanto a questo metodo, che continua a essere utilizzato e arricchito da nuove riflessioni, ad opera soprattutto di alcuni elementi di spicco come Marina Santi, Antonio Cosentino, Maura Striano, stanno nascendo nuove realtà, giovani, ma non per questo meno vivaci, come Filosofia coi Bambini di Carlo Maria Cirino, Filosofia con i bambini di Chiara Colombo e Fiorenzo Ferrari e, infine, il gruppo da me fondato insieme a Francesco Mapelli, i Ludosofici. Rispetto alla P4C, alla base della nostra ricerca, c’è il tentativo di utilizzare nuovi strumenti, oltre la parola e il racconto.

Da segnalare anche l’importante lavoro di ricerca e diffusione che stanno svolgendo in questi anni Amica Sofia, associazione per la ricerca e la diffusione delle pratiche di filosofia dialogica nella scuola e nella società, e la Fondazione San Carlo di Modena che ha cominciato interessanti sperimentazioni con i bambini delle scuole dell’infanzia.

Da questo e molto altro nascono gli #StatiGeneraliFilosofiaBambini che si terranno il 1° aprile, grazie al sostegno di Bologna Children’s Book Fair e del Dipartimento educativo del MAMbo, con molti dei filosofi, esperti e studiosi citati in questo articolo. Scopo degli #StatiGeneraliFilosofiaBambini è proprio quello di un confronto e di una maggiore conoscenza reciproca tra queste realtà che condividono il sogno di crescere nuove generazioni capaci di porsi in maniera criticamente attiva di fronte ad una realtà complessa e mutevole.

Per consultare il programma della giornata: qui

 

 

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I Ludosofici progettano esperienze artistico-filosofiche. Amano collaborare con i bambini perché pensano che i bambini siano molto più filosofi dei filosofi stessi. Lo pensano perché i bambini non si vergognano di fare domande. Fanno tante domande e spesso gli adulti non sanno dare una risposta. Anche i Ludosofici non danno risposte ma fanno nuove domande. Per cercare le risposte, mettono da parte le parole, e si fanno ispirare dall’arte, dalla musica, dai film, dalle stampanti 3D, dai colori, dalle foglie, dai palazzi, dalle fabbriche e dalle altre persone. Con i Ludosofici si pensa facendo, rendendo visibile l’invisibile. I Ludosofici hanno collaborato con prestigiosi musei (Mart di Trento e Rovereto, Mambo di Bologna, Museo Poldi Pezzoli di Milano, Museo di Scienza e della Tecnica) e con importanti festival (Festivaletteratura di Mantova, Festival della Mente di Sarzana) e hanno sviluppato originali percorsi progettuali anche con scuole, biblioteche, istituzioni pubbliche e private.  Hanno pubblicato Tu chi sei? per la Corraini Edizioni, 2014.

Ilaria Rodella nasce a Mantova, nel 1984, la città dei Gonzaga, dei tortelli di zucca e dei festival. A Milano, consegue una laurea in Filosofia ermeneutica con una tesi sul concetto di continuum; a New York conduce una ricerca, nelle sezioni didattiche di alcuni musei (dal Metropolitan al Moma, passando per il Children Museum di Brooklyn), qui approfondisce i metodi della didattica dell’arte e si convince che anche i concetti difficili possono essere resi comprensibili a tutti.
Da questa esperienza, insieme a Francesco Mapelli, fonda i Ludosofici, laboratori di filosofia per bambini, e tiene laboratori nelle scuole, nelle biblioteche, nelle librerie, al Museo Poldi Pezzoli e al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, Mart di Rovereto, Mambo di Bologna, al Festivaletteratura di Mantova e al Festival della Mente di Sarzana.
Nel 2014, con l’editore Corraini, pubblica Tu chi sei? Manuale di filosofia, domande ed eserciz per bambini e adulti curiosi e con Chiarelettere, Più saggi con Seneca.

Francesco Mapelli nasce a Milano. Si laurea all’Università degli Studi di Milano in filosofia.
Prosegue le sue collaborazioni avviate durante gli studi con alcune realtà del terzo settore impegnate a tutela dei minori.
Si trasferisce per un anno in Germania dove prosegue le sue ricerche intorno all’ermeneutica del soggetto in chiave fenomenologica.Nel frattempo insieme a Ilaria Rodella dà vita al progetto Ludosofici e propone laboratori di filosofia in diverse scuole e musei.
La sua formazione filosofica e le sue competenze in ambito IT si incontrano nel suo lavoro presso uno studio commercialista dove si occupa di consulenza in ambito di compliance e controllo aziendale.