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16.08.2015

Alla scuola di Ovidio: le #LezioniDAmore di un maestro


Alla scuola di Ovidio: le #LezioniDAmore di un maestro

(Di Armando Massarenti, per la collana #LezioniDAmore e per #domenicaèsempredomenica, l’hashtag dedicato ai lettori della Domenica del Sole 24 Ore)

 

Dar da leggere Ovidio al protagonista dei Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes. Se non fosse lievemente anacronistico, altissima sarebbe la tentazione – per noi lettori moderni – di impartire qualche bella “lezione d’amore” tratta dalla magistrale Ars amatoria al sempre inquieto, loquacissimo, infiammato “soggetto amoroso” dei Frammenti.

Una spia di quanto Ovidio potrebbe aiutare il nostro innamorato confuso la si ritrova proprio nel testo di Barthes. Ricordate, infatti, l’ultimo capitolo dei Frammenti, dedicato al “non-voler-prendere”? Barthes si interroga sui contorni dello scenario amoroso da lui stesso esposto, per non dire congeniato, e domanda: «E se il non-voler-prendere fosse una mossa tattica (finalmente una!)?».
Ecco, il manuale lieve, elegante e acutissimo, che costò l’esilio a Ovidio nell’8 d.C., è “finalmente” una tattica. Anzi, di più. Un prontuario letterario, filosofico e retorico che – con intelligenza e non poca ironia – sdrammatizza, interpreta e aiuta a risolvere i più comuni problemi di cuore. Da millenni a oggi, senza perdere un grammo della sua efficacia.
Una lettura consigliatissima per «tutti i lettori – innamorati – riuniti», dunque. Primo fra tutti quel disperato che incarna le derive di tutti i nostri amori peggiori, l’innamorato di Roland Barthes.
Quanto il protagonista dell’Arte d’amare, che poi è Ovidio stesso, è un innamorato smaliziato, sicuro anche nel raccontare i propri fallimenti (sessuali, perfino: Ovidio arriva a raccontare negli Amores alcune sue notturne défaillances)… Insomma, un maestro d’amore generoso nel condividere in prima persona la sua stessa esperienza («Date ascolto a un poeta che ha esperienza; esporrò in versi cose vere» – e come non prestare fede a una così irresistibile dichiarazione di poetica onestà, solo un poco colorata di spacconeria?); tanto insicuro, irritabile, sempre in balia del desiderio e in cerca di segni (chiavi interpretative dell’Altro, raffinatezze semiotiche ma anche banalissime, superstiziose, conferme, come i calcoli mentali che si fanno quando il telefono squilla o non squilla), folle e disorientato è il “soggetto” di Roland Barthes.
Ma basterebbe un solo insegnamento ovidiano per portare l’innamorato sulla giusta direzione, ed è questo. Amare è come andare «per la prima volta soldato in una terra sconosciuta». Eterne reclute dell’amore quali siamo, non dobbiamo aver paura di affidarci alla guida di chi ha già visto, sperimentato, esplorato. Ricordando che l’amore è un’arte, cioè una tecnica, una pratica condivisa – non una folle e distruttiva improvvisazione del cuore.
Il tutto a partire da due princìpi: conosci te stesso («solo colui che sarà noto a sé amerà con saggezza e compirà ogni azione secondo le sue forze») e sii generoso col partner. L’eleganza e la modernità con cui Ovidio spiega ai suoi lettori che non è proprio il caso che solo uno dei due amanti goda, nell’amplesso, ancora oggi sono senza pari.