Twitsofia
08.05.2015

A scuola si parla - la sfida di fare filosofia


A scuola si parla - la sfida di fare filosofia

di Dorella Cianci (@dorellacianci)

«Voi non potete sapere che cosa voglia dire fare filosofia in comuni che in anni passati son stati commissariati per ‘ndrangheta, voi non sapete che cosa voglia dire esercitare il pensiero di chi ha visto i propri genitori uccisi dalla malavita»: queste sono le frasi che ci si è sentiti dire più spesso nell’esperienza laboratoriale e di formazione degli insegnanti che, insieme ad altri compagni di viaggio, ho tenuto a Borgia, in provincia di Catanzaro, nell’Istituto comprensivo “Sabatini”. Ma ora quella zona della Calabria sta fiorendo, pian piano, e te ne accorgi dal lungomare ricostruito, dalla libreria di Nunzio, a Catanzaro Marina, e dagli incontri promossi settimanalmente con gli autori.

E lo vedi anche nella riprogettazione della scuola, dalle basi, da quelle basi spesso granitiche eppure lì rimesse in discussione, come è accaduto con “Fare filosofia. A scuola NON si parla”, con il non volutamente barrato, perché a scuola si parla, certo che si parla, come ha scritto Mario Lodi (di cui è stato istituito un premio nazionale di scrittura). Perché i bambini e i ragazzi hanno un grande bisogno di raccontarsi e alla fine lo fanno e ti raccontano tutto. I bambini hanno necessità, come dicevo in questi giorni agli insegnanti di Borgia, di maestri ancor più sinceri del grande Socrate, poiché loro non hanno bisogno di esser sfidati all’ascolto, hanno voglia piuttosto di un ascolto autentico e di una maieutica che non sia indirizzata verso una singola verità, ma che scelga i percorsi più imprevisti, visto che la maieutica è anche generativa di idee, è politica e ci aiuta a scrivere una nuova biografia di noi stessi oltre che un nuovo capitolo nella storia dell’educazione.

Negli istituti calabresi si è parlato e si è sperimentata la “filosofia con i bambini”, non quella scritta per piccole dimensioni, ma una filosofia che in realtà è qualcosa di più ampio: è esercizio al pensiero critico, è capacità logico-argomentativa, è ricongiungimento di filosofia e matematica. Questa è, almeno per me e per il gruppo di cui faccio parte, Amica Sofia, la filosofia con i bambini e non il sentiero tracciato dagli adulti, i quali con la loro “adultità” prepotente vorrebbero costruire un pensiero su misura. Tuttavia, come è emerso in questi giorni da un interessante studio pubblicato dalla Sissa di Triste, gli adulti, quando non si chiudono nell’adultocentrismo, sprigionano (mi si consenta il termine un po’ azzardato) un valore educativo straordinario, perché se da un lato finora si è valorizzato l’apprendimento secondo il metodo baynesiano, dall’altro questo studio ci ha anche detto che una parola dei genitori e dei maestri – una parola sinceramente maieutica – ha un potenziale altamente pedagogico. Mi son sentita di dire agli insegnanti del Sabatini di Borgia che, se da un lato c’è l’urgenza di esercitare il pensiero critico con momenti di filosofare, dall’altro c’è il bisogno di qualcosa di più antico, come quello di tornare a un tema ben costruito e scritto, che metta insieme le idee e le argomentazioni per non far di noi adulti incapaci di esprimere persino le nostre emozioni (su questo si vedano alcune pubblicazioni di Luca Serianni).

Queste posizioni sono state già discusse a Bologna nell’ambito della Fiera dedicata all’editoria per ragazzi e bambini, dove son stati promossi gli Stati Generali della Filosofia con e per bambini, a cura di un gruppo di Milano, Ludosofici (Ilaria Rodella e Francesco Mapelli). Ho partecipato agli Stati Generali come dottoranda Lumsa in Teoria, storia e metodi dell’Educazione e come collaboratrice del Domenicale del Sole 24 Ore, poiché un po’ di anni fa, grazie al suo responsabile, ho potuto portare su quelle pagine le “piccole ragioni”, per usare un’espressione di un volume modenese. Agli Stati Generali sono anche intervenuti due esponenti della Philosophy for Children (Antonio Cosentino e Marina Santi), Carlo Maria Cirino (fondatore del gruppo filosofiacoibambini), Livio Rossetti, filosofo dell’Università di Perugia e membro fondatore del gruppo Amica Sofia, Carlo Altini, direttore scientifico della Fondazione San Carlo di Modena e Armando Massarenti, responsabile del Domenicale del Sole 24 Ore, oltre che autore, insieme a Emiliano di Marco, di un manuale di filosofia per i licei, intitolato Penso dunque sono. Nell’ambito di questa manifestazione son stati citati Lipman, Dewey e i diversi autori che hanno studiato il pensiero dei bambini, non da ultime le neuroscienze, ma in quel contesto mi son permessa di ricordare che non va dimenticata Maria Montessori, la quale ha saputo mettere in guardia noi adulti dalla tentazione di correggere i bambini per cose piccole, che però causano danni grandi: perché ridimensionare i gesti d’amore del bambino per paura che noi stessi, noi adulti, possiamo diventarne schiavi? Chi ma ci amerà come i bambini un giorno? Chi – dice la Montessori – ci sveglierà solo per il piacere di vederci svegli? Credo che l’esperienza di Bologna, prima, e quella in Calabria, poi, siano due passi succosi da prendere in considerazione in tempi di riforma.

 

Dorella Cianci, filologa classica, è attualmente dottoranda in Teoria, metodi e storia dell’educazione presso la Lumsa di Roma. Collabora per il Sole 24 Ore – Domenica e dirige la rivista di filosofia con i bambini “Amica Sofia” di Perugia. È autrice del libro di poesia L’incapacità invalicabile della parola (Aracne 2010) e si interessa di letteratura armena, in particolare del poeta Hrand Nazariantz. Di recente ha pubblicato Corpi di parole. Descrizione e fisiognomica nella cultura greca per la collana Scienze dell’educazione (Ets 2015).